La proposta Ruffini di incentivare banche e assicurazioni ad acquisire 17 miliardi di crediti incagliati per i quali avrebbero ancora capacità fiscale non sembra essere andata in porto. I conti dell’Agenzia delle Entrate, infatti, non tengono conto dei bonus già “impegnati” anche se non ancora caricati nel cassetto fiscale sulla piattaforma ufficiale per le cessioni.
Nel 2020-2022 sono stati già acquistati 77 miliardi di crediti edilizi da parte delle banche, esaurendo ogni spazio fiscale possibile. Non solo: i crediti incagliati ancora in stallo potrebbero essere ben di più dei 19 miliardi conteggiati dall’Agenzia delle Entrate.
Le cifre esatte si conosceranno soltanto dopo il 31 marzo, scadenza ultima (concessa dal Milleproroghe) per la comunicazione al Fisco delle cessioni. E con la remissione in bonus che permette di arrivare fino al 30 novembre pagando una sanzione di appena 250 euro potrebbe venir fuori un ulteriore “fardello” da gestire.
Ad oggi, tra l’altro, i principali istituti italiani (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm) hanno reso noto di aver raggiunto la capienza massima ormai da mesi, senza pertanto aver alcun modo per rispondere alle sollecitazioni di Ruffini.
Le assicurazioni, invece, non vogliono neppure entrare in questo business, ritenuto estraneo per materia ed a questo punto assai incerto e forse ormai anche poco remunerativo. Ad oggi sono state soltanto in 15 su 120 gli operatori del comparto assicurativo che si sono avventurati nel mercato dei crediti.
Sembra dunque già ripiegarsi su sè stessa la proposta di puntare ad assicurazioni e banche per lo smobilizzo dei crediti edilizi.