Sono ben 10.000 le nuove assunzioni in programma, in diversi ambiti pubblici, per il 2023. Numeri che sembrano importanti ma che, in realtà, devono essere messi in relazione alle 150.000 e passa uscite dal mondo del lavoro pubblico che si sono registrate nel corso del 2022. Ma chi sarà ad assumere nuovo personale nell’anno che si è appena aperto ?
Se ai 3.900 futuri dipendenti delle Entrate citati poc’anzi aggiungiamo la Ragioneria generale dello Stato – che aspetta 150 unità non dirigenziali (cento funzionari e 50 assistenti) per i suoi compiti core e 10 funzionari per l’attuazione del Pnrr – scopriamo che quella del Mef e dintorni, sulla carta, si candida a diventare l’area con il maggiore numero di volti nuovi.
Alle sue spalle troviamo il ministero degli Affari esteri. Sia per le 520 unità di personale (cento assistenti e 420 funzionari) in odore di assunzione a tempo indeterminato, sia per i 3.150 posti a contratto da assegnare nelle ambasciate, negli uffici consolari e negli istituti italiani di cultura.
In terza posizione la Giustizia, anch’essa chiamata in causa più di una volta dalla manovra. In un paio di casi – da un lato, per i cento funzionari giuridico-pedagogici e mediatori culturali e dall’altro, per le 800 unità di personale non dirigenziale – per via diretta; in un altro, per le mille unità in più attese tra il 2023 e il 2026 dalla Polizia penitenziaria, per via indiretta.