Giacomo Ricotti, capo del Servizio Assistenza e consulenza fiscale della Banca d’Italia nel corso dell’audizione in Commissione Finanze e Tesoro del Senato, è stato molto chiaro e sul Superbonus è così intervenuto:
“Ha avuto un impatto assai significativo sul settore delle costruzioni ed è incluso tra gli interventi del Pnrr in materia di impatto ambientale degli edifici residenziali”… “Si può stimare, utilizzando tecniche econometriche basate sull’analisi controfattuale, che circa la metà degli investimenti che hanno beneficiato del Superbonus abbiano carattere aggiuntivo (non si sarebbero cioè verificati in assenza dell’incentivo) anche tenendo conto delle imposte e dei contributi sociali versati a fronte dell’aumento dell’attività del settore, gli oneri della misura per il bilancio pubblico restano comunque ingenti”.
“Questi oneri netti hanno avuto un profilo crescente nel biennio, riflettendo la forte accelerazione nel ricorso alla misura; si ridimensioneranno a partire dall’anno in corso per effetto della riduzione dell’aliquota prevista dalla normativa. Appare opportuna una verifica dell’effettiva utilità delle numerose agevolazioni fiscali attualmente in essere. Questo esercizio potrebbe inserirsi in una organica riforma fiscale, attesa da tempo nel nostro Paese, che sostenga la crescita, incentivando l’offerta di lavoro e l’attività d’impresa. La revisione delle agevolazioni concorrerebbe alla semplificazione e razionalizzazione del quadro normativo, garantendo certezza nell’applicazione delle norme e coerenza dell’impianto impositivo”.
“Qualunque intervento sulle agevolazioni, volto a una revisione di quelle esistenti ovvero all’introduzione di nuove, ha effetti sul bilancio dello Stato e, nei limiti in cui non è coperto da maggiori entrate o minori spese, sul debito pubblico va quindi valutato innanzitutto in termini di sostenibilità della finanza pubblica”.
“L’automatico riconoscimento degli incentivi, in assenza di qualsiasi forma di controllo preventivo, infatti, porta con sé il rischio che le misure siano utilizzate in modo improprio se non fraudolentemente, e questo anche a prescindere dalla forma in cui vengono attribuite. Un potenziamento dei controlli nella fase iniziale, sia pure a scapito di un riconoscimento meno snello delle agevolazioni in capo ai beneficiari andrebbe valutato nel disegno di nuove misure agevolative, soprattutto per quelle di entità più significativa; una serie di presidi “a monte”, di semplice applicazione, possono aiutare anche ad evitare onerose attività di controllo ex post, che contribuiscono a generare incertezza per gli operatori. Il livello del debito pubblico, infatti, è alto sia in prospettiva storica sia nel confronto internazionale. Benché ridottosi in rapporto al Pil nell’ultimo biennio, nelle più recenti stime ufficiali a fine 2022 resterebbe comunque prossimo al 145 per cento del Pil. La sua dinamica futura risentirà degli andamenti attesi della spesa sociale, prevista in crescita per effetto dell’invecchiamento della popolazione; dei tassi di interesse, in graduale salita con la necessaria normalizzazione della politica monetaria; del ritmo della crescita economica, contenuto tanto dal calo della popolazione attiva e totale, quanto da una ancora insoddisfacente dinamica della produttività”.
“Nel medio periodo i margini disponibili per le politiche di bilancio sono contenuti e vanno adoperati al meglio, razionalizzando le misure, per sostenere la crescita economica e proseguendo al contempo il consolidamento del bilancio. Questo vale anche per l’utilizzo della leva fiscale in chiave di incentivo”.