Il fenomeno della desertificazione in Italia potrebbe estendersi anche al contesto universitario nazionale. L’allarme è stato recentemente lanciato dallo studio “Università e Demografia: La sfida a lungo termine delle università italiane”, redatto dalla rinomata società di consulenza specializzata in istruzione universitaria, Talents Venture. Analizziamo da vicino il concetto di “desertificazione universitaria” e valutiamo se ancora oggi sia conveniente perseguire il percorso di laurea.
Il Declino delle Università in base all’indagine condotta da Talents Venture e il calo demografico tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 21 anni sta minacciando la stabilità dell’intero sistema universitario italiano. Questa tendenza al declino, interessa l’intero territorio italiano, con una maggiore incidenza nelle regioni meridionali. Alcune delle regioni più colpite da questa diminuzione demografica prevista per il 2040 includono la Sardegna, la Basilicata e la Puglia.
Questo fenomeno è stato definito “irreversibile” e potrebbe comportare una riduzione della domanda di istruzione da parte dei giovani di età compresa tra i 18 e i 21 anni, con conseguente possibile ridimensionamento dell’offerta di corsi di laurea e delle risorse finanziarie per le università italiane.
Investire nella formazione universitaria rimane un’opzione vantaggiosa: i dati dell'”University Report” dell’Osservatorio JobPricing rivelano che i laureati italiani tra i 25 e i 64 anni guadagnano in media il 38% in più rispetto a coloro che non possiedono una laurea. Tuttavia, è importante notare che i salari dei laureati italiani sono inferiori del 4% rispetto alla media europea. Nella fascia di età compresa tra i 25 e i 34 anni, il divario di guadagno a favore dei laureati si attesta solo al 13%, mentre la media europea è del 34%.
La differenza retributiva tra giovani laureati e diplomati è spiegabile dal fatto che i secondi hanno accumulato qualche anno di esperienza lavorativa rispetto ai primi, che invece si sono dedicati agli studi. Nel corso del tempo, il divario retributivo tende a espandersi a favore dei laureati, grazie alla crescita del loro capitale umano acquisito tramite l’istruzione universitaria, che favorisce progressi di carriera e maggiori opportunità di guadagno.
Più precisamente, si rileva che l’inversione di tendenza avviene intorno ai 35 anni: a questa età, i laureati iniziano a sperimentare un ritorno sull’investimento effettuato nell’istruzione universitaria. Alla fine della carriera, il divario di reddito tra laureati e non laureati si attesta a circa 7.000 euro.
Tra le fasce di età tra i 25 e i 34 anni e tra i 45 e i 54 anni, le maggiori crescite salariali si riscontrano tra coloro che hanno conseguito un master: i detentori di un master di primo livello registrano un incremento del 72%, mentre quelli con un master di secondo livello un aumento del 65%.