La spesa per le pensioni è destinata a crescere negli anni a venire. Secondo le stime del rapporto della Ragioneria generale dello Stato, intitolato “Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario”, nel biennio 2023-2024 si prevede un aumento “significativo” portando la percentuale rispetto al Pil al 16,2%, rispetto al 15,6% registrato nel 2022. Queste previsioni tengono conto, tra le altre cose, dell’aumento dell’inflazione nei due anni precedenti, che ha comportato una marcata indicizzazione delle prestazioni pensionistiche.
Un livello più alto di spesa in rapporto al Pil è stato raggiunto nel 2020, con una percentuale del 16,9%, a causa della caduta del Pil dovuta alla pandemia da Covid e, in misura minore, a causa del regime pensionistico “Quota 100”.
Negli anni successivi, il rapporto di spesa pensionistica rispetto al Pil tenderà a stabilizzarsi fino al 2029, a causa dell’esaurimento degli effetti delle politiche pensionistiche “Quota 100”, “Quota 102” e “Quota 103”, nonché dell’ipotizzato parziale recupero dei livelli occupazionali. Inoltre, si prevede che continui gradualmente il processo di innalzamento dei requisiti minimi per l’accesso alla pensione e l’applicazione del sistema di calcolo contributivo.
Tuttavia, dopo il 2029, il rapporto tra spesa pensionistica e Pil aumenterà nuovamente in modo rapido, raggiungendo il 17% entro il 2042. Questo sarà causato dall’aumento del rapporto tra il numero di pensioni e il numero di occupati, a causa del cambiamento demografico. Nella seconda parte dell’orizzonte di previsione, il rapporto tra la spesa pensionistica e il Pil inizierà a diminuire rapidamente, raggiungendo il 16,1% entro il 2050 e il 14,1% entro il 2070. Questo sarà possibile grazie all’applicazione generalizzata del sistema di calcolo contributivo e alla stabilizzazione e successiva inversione del rapporto tra il numero di pensionati e il numero di occupati.