SUD: CRESCE L’OCCUPAZIONE, MA QUASI UN QUARTO DEI LAVORATORI E’ A TERMINE

Il Rapporto Svimez 2023 (Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno) evidenzia che il mondo del lavoro sta vivendo una fase di ripresa dopo la pandemia, ma persistono profondi squilibri tra il Nord e il Sud Italia, con una precarietà “patologica” e retribuzioni minime inadeguate. Nonostante ciò, nel periodo dal primo trimestre del 2021 al primo trimestre del 2023, l’occupazione è aumentata del +6,5% a livello nazionale (+1,4 milioni di occupati) e del +7,7% nelle regioni del Mezzogiorno (+442 mila occupati). Anche la componente di lavoro a tempo indeterminato è aumentata, soprattutto al Sud (+310 mila unità; +9% rispetto al +5,5% del Centro-Nord).

Il Rapporto sottolinea che il Mezzogiorno ha registrato una crescita occupazionale significativa dopo lo shock della pandemia, ma il numero di posti di lavoro rimane ancora inferiore di circa 300 mila unità rispetto al 2008. In particolare, la presenza di lavoratori a termine nel Mezzogiorno è “patologicamente” alta, rappresentando il 22,9% dei dipendenti contro il 14,7% del Centro-Nord. Inoltre, molti lavoratori meridionali a termine rimangono precari per periodi prolungati, con quasi un quarto di essi occupati a termine da più di cinque anni, quasi il doppio rispetto al resto del Paese.

Il problema della fuga di lavoratori e competenze dal Sud verso il Nord è ancora presente: circa 460 mila laureati si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Centro-Nord tra il 2001 e il 2021, causando una perdita netta di circa 300 mila laureati nell’area, di cui circa 130 mila avevano una laurea STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). Nel solo anno 2021, circa 9 mila laureati che hanno lasciato il Mezzogiorno possedevano competenze STEM, indicando una dispersione significativa di investimenti meridionali in settori scientifici e tecnologici a favore di altre regioni.

Infine, il Rapporto Svimez mette in evidenza che nel Sud Italia un dipendente su 4 guadagna meno di 9 euro all’ora, con circa 3 milioni di lavoratori dipendenti in tutta Italia al di sotto di questa soglia salariale. Nel Mezzogiorno, la percentuale di lavoratori retribuiti con meno di 9 euro all’ora raggiunge il 25,1%, mentre nel Centro-Nord rappresentano il 15,9% degli occupati dipendenti. La perdita di potere d’acquisto riguarda principalmente il Mezzogiorno, con le retribuzioni lorde del 2022 inferiori di dodici punti rispetto al 2008.