STOP AL SUPERBONUS 110%, COSA COMPORTERA’?

stop superbonusIl governo ha messo fine alla possibilità di ristrutturare casa senza sostanzialmente anticipare alcuna spesa. I vari bonus edilizi – il superbonus 110% ma non solo – permettevano al proprietario infatti di chiedere uno sconto in fattura direttamente all’azienda edile, che in questo modo apriva il cantiere anticipando le spese che avrebbe poi recuperato cedendo il credito fiscale.

COSA COMPORTERA’ QUESTO STOP?
Facciamo un esempio concreto, prendendo il caso della ristrutturazione di un condominio composto da dieci appartamenti. Secondo i dati di Enea, in media gli interventi di ristrutturazione finanziati con il Superbonus 110% (ora, dal 2023, abbassato al 90%) sui condomini sono costati poco meno di 600mila euro. Con lo sconto in fattura – ormai abolito – i proprietari di casa hanno potuto chiedere all’azienda edile di anticipare il 90% delle spese. Sono stati così stati chiamati ad anticipare solo 6mila euro a testa. Questo in teoria, perché in realtà lo sconto in fattura richiede dei costi amministrativi e un tasso di sconto legato al credito.

Ora invece che l’unico strumento di rimborso dei bonus fiscali sono tornate le detrazioni in dichiarazioni dei redditi lo scenario cambia. I dieci proprietari dovranno anticipare tutte le spese di ristrutturazione – 600mila euro diviso 10, 60mila a testa – di cui potranno poi recuperare il 90% attraverso le relative dichiarazioni dei redditi nel corso di dieci anni. Insomma le spese reali per ogni proprietario sarà saranno sempre pari a 6mila euro, ma nel caso dello sconto in fattura questi venivano anticipati dall’azienda, mentre le detrazioni permettono di recuperare i soldi solo negli anni (per di più esposti alla svalutazione dovuto all’inflazione).

FUTUTO DEL COMPORTA EDILE?

É da attendersi dunque un forte rallentamento delle ristrutturazioni edilizie, che nell’ultimo anno hanno raggiunto un record storico impressionante. D’altronde il superbonus 110% era già stato azzoppato dalla riduzione del beneficio pagato dallo Stato, passato al 90% dal 2023 per la stragrande maggior parte degli edifici residenziali. Per i condomini in primis, e per le case unifamiliari purché il proprietario abbia un reddito di riferimento inferiore a 15mila euro.

Resta l’incertezza su chi pagherà tutti i lavori di riqualificazione edilizia ed energetica richiesti dall’Unione Europea attraverso la direttiva in discussione che prevede un abbattimento notevole delle emissioni di CO2 dovute alle abitazioni.